“Bianconiglio: Uh, poffare poffarissimo! È tardi! È tardi! È tardi!
Alice: Questo sì che è buffo. Perché mai dovrebbe essere tardi per un coniglio? Mi scusi? Signore!
Bianconiglio: Macchè! Macchè! Non aspettano che me! In ritardo sono già! Non mi posso trattenere!
Alice: Dev’essere qualcosa di importante. Forse un ricevimento. Signor Bianconiglio! Aspetti!
Bianconiglio: Oh, no, no, no, no, no, no! È tardi! È tardi, sai? Io sono già in mezzo ai guai! Neppure posso dirti “ciao”: ho fretta! Ho fretta, sai?”
Lewis Carrol, Alice nel paese delle Meraviglie
Il tempo rappresenta la cornice all’interno della quale avviene la nostra esperienza del mondo e si struttura la nostra esistenza. Gli scenari delineati dalla globalizzazione hanno avviato un processo di ridefinizione della nozione di tempo; l’aspetto più evidente dell’accelerazione sociale è la sorprendente e contagiosa “carestia del tempo”. Oggi siamo destabilizzati perché invece ne abbiamo “troppo”. Nella riflessione di Hartmut Rosa il soggetto contemporaneo appare costantemente preso dalla necessità di mantenere il ritmo. L’uomo di oggi corre contro il tempo, non per averne un guadagno sostanziale, ma per non restare indietro, per essere costantemente efficiente e all’altezza delle richieste da fronteggiare.
Le innumerevoli attività in cui l’individuo si impegna sono vissute con una velocità tale da trasformarne la qualità: sembrano slegate tra loro, non lasciano tracce nella memoria e si presentano come episodi di esperienza fini a se stessi. L’agitazione moderna per il nuovo e la visione del futuro come tempo privilegiato determinano i maggiori disagi della contemporaneità: un esempio è il nichilismo di un’azione sempre in cerca della novità e, in questa frenesia, si è incapaci di trovare il senso della propria ricerca. L’economia non è più una risorsa al nostro servizio, siamo noi che ci mettiamo al servizio dell’economia. Il Moderno si interpreta come un mondo in cui niente rimane come è, un cambiamento costante, un processo infinito, una “crisi” permanente. Il tempo vissuto in fretta è un tempo speso, mai acquistato. Tutto ciò riduce la possibilità di un pieno godimento del tempo in senso esistenziale. È davvero possibile raggiungere la quiete interiore tra la confusione, il movimento e il rumore del mondo moderno? Se l’imperativo della nostra società è modificare le cose a nostra immagine e somiglianza, invece che accettarle, il risultato non può che essere l’irrequietezza. Bisogna esercitarsi nell’arte dell’acconsentire, dell’approvare, dell’accondiscendere e del tollerare. L’anima trova la sua pace solo nel momento in cui impara ad accettare ciò che le succede e quando trova l’accordo con ciò che accade.
I Paesi ancora non pervasi dal consumismo occidentale hanno più tempo da dedicare alle persone, alla propria interiorità e di conseguenza alla propria felicità.
“Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi. Le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici sono migliaia, e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle” – Tiziano Terzani
Bisognerebbe ricordarsi che, quando acquistiamo qualcosa, non la compriamo con i soldi, bensì con il tempo della nostra vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà.
Nel 2012 è nato il “World Happiness Report”, un rapporto che l’ONU fornisce alle nazioni rispetto al benessere e alla felicità dei propri cittadini.
I parametri utilizzati sono: il Pil (prodotto interno lordo), il tasso di criminalità, il reddito pro-capite, l’aspettativa di vita, il tasso di occupazione ed il livello di istruzione.
Tre parametri su sei riguardano l’aspetto economico e, considerando il fatto che il livello di istruzione è spesso correlato al reddito familiare, appare evidente che, secondo questo rapporto, ricchezza e felicità sono direttamente proporzionali.
La soggettività della felicità non permette di trovare un’unica “ricetta”, ma a volte quello che serve è solo una piccola dose di coraggio. Albert Camus diceva che quasi sempre ci logoriamo la vita a guadagnare denaro, mentre bisognerebbe, col denaro, guadagnarsi il tempo.
“Le persone sagge, allo stesso modo delle api che producono il miele dal timo nonostante esso sia molto aspro e secco, dagli avvenimenti più sgradevoli ricavano spesso qualcosa di conveniente e vantaggioso per sé”.
Plutarco
Ad esempio? Da questa emergenza impariamo a non “ammazzare il tempo”!
Bibliografia Carrol L., Alice nel paese delle meraviglie, Gribaudo, 2015, 142, L.Lunari
Terzani T., Un altro giro di giostra. Viaggio nel bene e nel male del nostro tempo, Longanesi, 2004, 588
Camus A., La peste, Bompiani, 2017, 336, Melaouah Y.
Achenbach G.B., Il libro della quiete interiore. Trovare l’equilibrio in un mondo frenetico, Feltrinelli, 2015, 182, Soldani R.